lunedì 10 dicembre 2007

sabato 24 novembre 2007

SCONTRI ALLA SORBONA. CHIUSA L'UNIVERSITA'

Studenti che protestano all'ingresso dell'università Sorbona di Parigi contro il governo e le sue proposte di riforma. Manifestanti che si scontrano con altri studenti che, all'opposto, vorrebbero entrare. Giovani che urlano la loro avversione nei confronti della legge governativa che porterebbe ad una maggiore autonomia amministrativa universitaria (promuovendo così l'azione dei privati) e verso il progetto di riforma pensionistico.

C'è da chiedersi se si tratta solamente di un movimento "politicamente motivato" o, andando oltre, di un reale problema che preoccupa un'intera comunità che guarda al suo fututo con icchi incerti.

E, se da fonti ufficiali (il sindacato studentesco Unef), la decisione di chiudere l'ateneo francese è derivata dalla presa di posizione dell'assemblea degli studenti a favore del blocco delle lezioni, il presidente dell'università ha sottolineato l'importanza di raggiungere la calma "sperando che prevalga il consenso".
Ma non è legittima la libertà di espressione e di pensiero? Forse non si tratta di una semplice protesta. Non ci sono solo più universitari, ma anche studenti liceali.


Forse non è da liquidare con poche parole o facendo "muso duro", ma avviando un confronto che porti a non rivivere il passato.



lunedì 19 novembre 2007

mercoledì 14 novembre 2007

sabato 10 novembre 2007

La questione romena in Italia

Dopo la morte di Giovanna Reggiani per mano del cittadino romeno di etnia rom Nicolae Romulus Mailat, è balzato in primo piano il problema romeno e la presenza di queste comunità in diversi quartieri non solo della capitale, ma anche di altre città italiane. La questione derivata dagli stanziamenti di questi immigrati ma, sottolineo, anche cittadini comunitari, è diventata presto un'emergenza tutta italiana. Il problema fondamentale, però, non è tanto il loro vivere nel Bel Paese (è da molto tempo che queste comunità si sono stanziate sul territorio italiano), ma come affrontare il fatto che tra questi ci siano oltre a padri e madri di famiglia, dei deliquenti. Come in tutte le società esistono, infatti, buoni e cattivi. E allora come affrontare questa realtà senza trascendere in forme di "giustizialismo dell'ultimo momento"? E' giusto proseguire nella politica degli sgomberi? Esistono soluzioni alternative?Nei video si delineano due situazioni differenti: immagine di uno sgombero che si discosta dal modello di integrazione e di volontà di confronto portato avanti a Cosenza. Ciò che si percepisce in questo periodo è sintetizzato nelle parole del presidente dell'Associazione romeni in Italia e di alcuni di questi che parlano della speranza di poter lavorare in Italia e di riacquisire l'equilibrio perduto a causa del gesto ingiustificabile di un loro concittadino. Il clima che è seguito all'omicidio di Giovanna Reggiani ha spinto molti a forme di xenofobia e razzismo e, su questo tema, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso la netta convinzione che sia necessario "concorrere, insieme ai propri partner europei, a fare in modo che il pieno rispetto dei principi di accoglienza e di asilo nei confronti di coloro che cercano al di fuori della Patria di origine un futuro migliore per sé ed i propri figli si concili con le esigenze di salvaguardia dei valori culturali della nostra società e di tutela dei diritto alla sicurezza di tutti i cittadini". Quindi, un mondo multi-culturale che tenda all'integrazione e al rispetto delle diversità, senza allontanarsi dal mantenimento di uno stabile livello di sicurezza. Sicurezza che, però, concorra alla coesistenza e condivisione.

giovedì 8 novembre 2007

giovedì 25 ottobre 2007

Quale tipo di informazione oggi?




Il mondo dell'informazione è cambiato. E' un aspetto che si è sviluppato soprattutto negli ultimi anni. Un mondo che cambia continuamente e che porta le persone ad essere parte di un flusso di notizie che scorre su più canali e attraverso più mezzi. Esistono, così, coloro che decidono di essere "protagonisti" o di essere "testimoni" di un evento, e coloro che resistono: i giornalisti. Per alcuni, rappresentano ancora un modo di fare e dare informazione che continua ad essere utile al cittadino pubblico e privato, a colui che vuole informarsi; per altri, resta il "quarto potere".

Nel mondo di Internet, però, dove sempre più spesso domina una comunicazione diretta e priva di intermediazione (si pensi ai video di YouTube), la domanda che ci si pone oggi è se sia ancora necessaria la figura del giornalista e il ruolo del settore editoriale. Una questione che direttamente coinvolge tutti i soggetti della comunicazione e che porta anche in primo piano il modo di gestire questo tipo di informazione: diretta e conoscibile a livello global attraverso Intenet o più semplicamente ristretta a causa della limitazione dell'argomento scelto o della lingua usata per realizzare tale progetto. Ma, al di là di questi "ostacoli", c'è una concreta e possibile formazione di un tipo di inchiesta (se questo termine può essere usato) che definisce la volontà dei soggetti promotori del servizio di documentare una realtà che conoscono e che denunciano perché simbolo di un problema. E' questo il caso di questo video prodotto da alcuni ragazzi e messo in rete per essere così a portata di tutti e che, comunque, possiede in sé una caratteristica fondamentale: al di là di alcuni messaggi scritti in italiano, il linguaggio delle immagini e del suono diventa universale, perché privo del limite del parlato. Inoltre, in tale progetto emerge un grido di denuncia che irrompe sullo schermo dando, al pubblico che lo segue, la conoscenza di un qualcosa che ignoravano, perché ignorato dall'informazione che corre a livello generalista o dagli stessi cittadini in modo diverso. Un linguaggio editoriale e di comunicazione diverso da quelli "classici e tradizionali" che, attraverso tale tecnica di montaggio, colpisce l'attenzione del pubblico.

Ma, in tale ambito, sarebbe bene distinguere tra un'informazione (che ha comunque necessità di avere un'intermediazione e che permette una più semplice fruizione) e una comunicazione che rischia di "confondere" il fruitore, in quanto materiale-grezzo che delinea una singola realtà.

E' vero che la rivoluzione massmediale ha raggiunto dei livelli di libertà di espressione che pochi credevano avrebbe realmente toccato, ma ciò fa pensare a quanto, con l'aiuto delle nuove tecnologie, tutto ciò che si vuole e si può documentare sia possibile, trasformandolo in materiale facilmente consultabile. Ciò definisce ancor meglio la "non esistenza" delle tradizionali frontiere, verso una condivisione maggiore di realtà distanti per spazio e tempo, diverse ma "di tutti".

sabato 13 ottobre 2007

Che Guevara: l'uomo e il combattente


Definito da molti come mito ed icona del XX secolo, Che Guevara rappresenta un simbolo di ciò che tanti vissero durante gli inizi della guerra fredda. Un "combattente rivoluzionario" che affrontò ideologicamente le proprie scelte cercando di superare i limiti fisici e psicologici che aveva sin da adolescente. Un medico diventato membro di una spedizione per la liberazione di Cuba dalla dittatuta batistiana ma, prima di tutto, un giovane che voleva conoscere il mondo, le diverse culture presenti in America latina e intraprendere sempre nuove vie. Un uomo che scelse, durante i combattimenti in Sierra Maestra, le armi e non le medicine: una decisione che lo portò a sentirsi parte di una lotta in nome di una serie di ideali.

Che Guevara sosteneva l'importanza di tenere la propria scelta al di là anche delle singole situazioni che visse, verso il soddisfacimento di aspettative che sembrava non riuscire a raggiungere mai. Una continua e perenne volontà di ricerca verso luoghi e mondi da scoprire, tentando in ogni caso di sfidare le proprie possibilità e mettendo da parte la famiglia e la stabilità di tale ambiente.

Il comandante Che Guevara non rappresentava nell'immaginario collettivo culturale del mondo comunista solamente il combattente prestatosi alla causa comune, ma anche un uomo che amava studiare e avere maggiori conoscenze in diversi ambiti come quello filosofico, letterario, economico e politico.

Come tutti gli uomini, quindi, aveva diversi interessi: amava la cultura e le diversità etniche e sociali che riscontrava nei popoli che incontrava nel corso dei suoi viaggi; amava le "donne della sua vita"; condivideva con amici e compagni le sue tesi politiche che, a volte, lo allontanavano dalle linee generali seguite da Fidel Castro.

Le sue imprese e la sua volontà di non fermarsi, con l'obiettivo strategico della creazione di un fronte popolare rivoluzionario per i paesi non imperialisti, lo condurranno prima in Africa e poi in Bolivia dove troverà la morte.